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Maupal3000

Mauro Pallotta
Italia
  • 2019-09-01 12:00
  • Roma

«La libertà di espressione, prevede anche la libertà di interpretazione e di conseguenza un percorso in avanti delle conoscenze delle idee e del progresso.»

di | Pierluigi Pantaleoni

La prima cosa che mi viene da chiederti è come è iniziato tutto, se ti sei lasciato ispirare dal passato artistico o dal tuo presente politico ?

Tutto è nato da subito, avevo cinque anni e facevo i ritratti ai miei famigliari, poi mi appassionai sempre di più e ritraevo i volti dei calciatori copiandoli dall'album Panini. In seguito, dopo il Liceo Artistico (Caravillani) decisi di frequentare l'Accademia delle Belle Arti di Roma nella sezione Pittura. Gli anni successivi furono piuttosto nebbiosi, non riuscivo a sopravvivere solo con la mia arte e per anni ho lavorato come cameriere, lavapiatti, trasportatore, ho addirittura fatto il bibitaio al cinema Quattro Fontane di Roma... esperienze fondamentali. In parallelo portavo avanti la mia ricerca artistica senza mai tralasciarla. Esponevo le mie opere in un locale dove contemporaneamente facevo il lavapiatti; un giorno passarono dei galleristi per un aperitivo e successivamente cominciai ad esporre in galleria. Erano i primi anni del 2000. Con i miei quadri, esposti anche in Fiere e luoghi istituzionali, iniziai ad arrotondare il mio stipendio, ma era sempre molto difficile.

Una notte di gennaio del 2014, incollai questo disegno di carta a poche decine di metri da Porta Sant'Anna

Mi ricordo ancora il frastuono mediatico per il Super Pope ma vivendo a Roma un altra tua opera mi ha appassionato di più e quindi non posso non chiederti come ti è venuta l’idea di Papà Francesco che gioca a filetto a Via del Campanile?

Nel 2014, decisi di applicare per la prima volta una mia opera in strada: dipinsi su carta il pontefice Papa Francesco nelle fattezze di un Superman (SuperPope) molto umano, con la pancia, gli occhiali da vista e la sciarpa della sua squadra del cuore (SanLorenzo) di Buenos Aires. Una notte di gennaio del 2014, incollai questo disegno di carta a poche decine di metri da Porta Sant'Anna (la principale entrata in Vaticano). Il giorno successivo la mia vita cambiò radicalmente. Praticamente tutti i media del mondo intero misero in evidenza la mia opera, ponendola tra le notizie principali. Feci interviste con tutti i tg del mondo per tre mesi (non sto esagerando) e questo fu definito come l'evento di street art più famoso di sempre. Insomma, esordii nella streetart alla grande, ma senza nemmeno rendermene conto. Infatti io vivevo in un mondo artisticamente parallelo, quello delle gallerie, delle fiere e, della street art non ne sapevo praticamente nulla. Non conoscevo neppure il nome del più grande esponente di questo genere artistico (Banksy).

Nell’ottobre del 2016, si parlava in maniera sempre più preoccupante dell’ invasione russa nella terra di Crimea. La NATO decise di spostare dei soldati ai confini tra Ucraina e Russia. L’atmosfera era molto pesante e quasi tutti i potenti del mondo si dilettavano a gettare benzina sul fuoco. Papa Francesco invece alzò la voce e predicò saggezza e ragionevolezza! Pensai: se fossi stato Papa, mi sarei comportato come lui! Ma io non sono e mai sarò il Papa, però lui potrebbe essere uno street artist!!!

Quindi decisi di rappresentare Papa Francesco come un artista urbano che di notte si arrampica su una scala per dipingere sui muri della città. Dipingeva, anzi giocava, a quello che in Italia viene chiamato il gioco del Tris o Filetto. Vince col simbolo della Pace e quindi indica al mondo la via vincente! Naturalmente, è sempre controcorrente essere pacifisti in questo mondo, quindi accanto a lui ho disegnato una guardia svizzera che lo protegge facendo da vedetta (palo). Anche questa opera ebbe un risalto mediatico mondiale e fu difesa a spada tratta anche dai Vescovi. Purtroppo per ragioni poco logiche, l’opera, come la precedente del SuperPope fu immediatamente distrutta dalla pubblica sicurezza.

Generalmente le opere come la tua vengono rimosse, come da contratto, dall’Ama  (per chi non lo sapesse se una scritta è solo vandalismo può lasciarla lì, se invece ha contenuti politici, sessisti, razzisti o religiosi è obbligata a cancellare)  nel giro di un ora non sarebbe più giusto instituire un piccolo ufficio tecnico che possa verificare con calma i singoli casi ?

Credo che la censura, della satira o dell’arte in generale, sia sempre e comunque un autogol per una società democratica. La libertà di espressione, prevede anche la libertà di interpretazione e di conseguenza un percorso in avanti delle conoscenze delle idee e del progresso. Non mi metto a giudicare chi osserva le leggi, ma giudico le leggi a volte poco chiare o comunque poco ortodosse se rapportate alla contemporaneità.

Rovescio della medaglia, per un artista è meglio che l’opera venga cancellata con tanto di fragore mediatico o che rimanga esposta il più a lungo possibile? Ti chiedo questo perché quartieri come Tor Marancia e Trullo, per fare due esempi se pur con principi artistici differenti, rappresentano un punto di partenza per la riqualifica di zone da sempre considerate difficili.

La mia è una interpretazione della street art poco adatta alla riqualificazione. Amo fare interventi che sono aderenti all’attualità e spesso i miei raid sono illegali. Necessariamente la mia è una ricerca che si adatta al centro delle città, ai palazzi del potere o nelle vie dove c’è un flusso di persone più alto possibile. Invece esiste anche quella street art che tende ad una vera e propria riqualificazione estetica e morale. A Roma esistono molte zone periferiche che si sono trasformate con la street art. A volte nasce la polemica sulla Gentrification e, questo è un tema complicato che andrebbe affrontato caso per caso.

Che idea politica c’è nelle tue opere, mi vengono in mente ad esempio il Papa con il salvagente di Borgo Pio ed il contratto del ex premier Conte agli anelli in via del Governo Vecchio, di fronte a Palazzo Nardini. Per idea naturalmente intendo i valori e non uno schieramento politico.

Come uomo e da artista ho la necessità di sentirmi libero nelle idee e nelle espressioni artistiche. Le mie opere sono spesso degli ossimori grafici. Possono essere interpretati da più punti di vista. Questo, non perché io non abbia la mia visione, ma perché credo sia più giusto e necessario che la street art fosse utile per porre degli argomenti focali a livello sociale, senza necessariamente dover sostituire una propaganda senza senso costruttivo. Mettere le persone davanti ad un argomento e lasciare libera interpretazione credo sia molto più costruttivo che sventolare una bandiera come un tifoso accecato.

Hai già in mente il tuo prossimo soggetto ?

Nei miei prossimi progetti ci sarà sempre l’attualità e vorrei allargare i miei orizzonti affrontando temi internazionali e non più solo nazionali o romani. L’Ambiente è il focus da prendere in esame con la massima urgenza.

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Mauro Pallotta, nasce  a Roma nel 1972, dove frequenta l’Accademia delle Belle Arti, rivela da subito una mano felicissima nel disegno e una spiccata ironia che traspare nei concetti delle sue creazioni.

Dopo anni di sperimentazione pittorica mostra un vivo interesse per le potenzialità scultoree insite nella lana d’acciaio, che usa come supporto per figurazioni in cui immagini a prima vista abbozzate si ricompongono con estrema efficacia realistica nella retina dell’osservatore.

Conferma così un’estrema versatilità nel modellare soggetti diversi, colti nelle espressioni più caratteristiche e indicative della loro natura.

Espone in tutto il mondo, principalmente a Londra, Roma, Miami Florida e dal 2014, dalla sua prima opera in strada (SuperPope), diversifica il suo percorso sia nella sfera della “fine art” che in quella della “street art”, dove è universalmente riconosciuto come uno degli esponenti di spicco dopo aver dipinto Papa Francesco, la Regina Elisabetta e Donald Trump.

Nel suo curriculum della “fine art” e della “street art” sono presenti mostre in tutto il mondo in Fiere, Musei e Gallerie, oltre a partecipazioni in opere di street art, anche a livelli istituzionali e internazionali.

Hanno scritto di lui i più importanti quotidiani del mondo, tra i quali il The Wall Street Journal, USA Today, NYTimes, The Guardian, The Daily Mail, The Indipendent, Daily Telegraph, The Sun, Times, Le Monde, L’Equipe, LeFigaro, LeParisienne, Der Spiegel, El Pais, El Mundo, O Globo ecc.

Nel 2016 il famosissimo tabloid newyorkese ARTNET stipula una classifica dei primi trenta street artist più influenti al mondo e lo posiziona al ventunesimo posto nel pianeta.

Le sue opere, irriverenti e mordaci, sono in mostra insieme a quelle di altri due artisti, Giusy Guerrero e Beetroot, all’ hotel atelier piazzadispagna9 di Roma.

Dallo spazio esterno all’interno di una galleria, la mostra dedicata al viaggio e alle esplorazioni si intitola “no border”, ed è visibile fino al 31 ottobre.

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